Il fibrosarcoma iniezione indotto è un tumore frequente nei gatti che può insorgere a seguito di iniezioni vaccinali o di altri farmaci (corticosteroidi, antiinfiammatori non steroidei ed antibiotici). Generalmente si sviluppa dalle 4 settimane ai 10 anni post vaccinazione ed è associato ad una grande reazione infiammatoria intorno al tumore. Non vi è una correlazione diretta tra lo sviluppo di tale neoplasia e la casa farmaceutica o il tipo di vaccino somministrato, anche se è stato messo in evidenza che i vaccini non adiuvanti causano meno infiammazione nel sito di inoculo rispetto a quelli adiuvanti. È stato inoltre visto che questa tipologia di tumore può insorgere anche a seguito di reazioni infiammatorie ed immunologiche inappropriate dovute per esempio ad un trauma. L’ipotesi è quella in cui l’infiammazione porta ad una proliferazione incontrollata di fibroblasti e mioblasti che vanno incontro a trasformazione maligna. Purtroppo però, la correlazione tra il trauma, l’infiammazione e lo sviluppo del tumore ancora non è stata del tutto compresa.
Generalmente si sviluppano come neoformazioni raramente incapsulate a livello della regione interscapolare, parete toracica ed arti posteriori, presentano un elevato tasso di crescita e normalmente prendono origine dal sottocute infiltrandosi nei piani fasciali sottostanti. L’indice metastatico di questo tumore varia da uno 0% ad un 26%, pur presentandosi con lesioni di alto grado e pur avendo un aspetto istologico con caratteri di malignità marcati. I polmoni sono gli organi primariamente colpiti dalle metastasi, seguiti dai linfonodi regionali, reni, fegato, milza, intestino ed occhio. Si tratta di una neoplasia di origine mesenchimale e presenta caratteristiche istologiche associate ad un comportamento biologico molto aggressivo: pleomorfismo nucleare e cellulare, elevata necrosi tumorale, elevata attività mitotica, cellule giganti multinucleate e la presenza di un infiltrato infiammatorio alla periferia caratterizzato da linfociti e macrofagi.
Generalmente si preferisce stadiare questo tipo di neoplasia attraverso una diagnostica avanzata (TC o MRI) così da ottenere informazioni precise riguardo la possibile presenza di metastasi e per poter fare un planning terapeutico (radioterapico e/o chirurgico). Questo tipo di tumore si localizza infatti in aree (regione interscapolare, parete toracica e porzione prossimale dell’arto pelvico) che necessitano di un approccio chirurgico aggressivo, oltre ad avere un elevato tasso di recidiva locale soprattutto se escissi in maniera incompleta.
L’approccio migliore è l’esecuzione di una chirurgia a margini ampi, da 3 a 5 cm di margine laterale e da 1 a 2 piani fasciali come margine profondo. Generalmente, quando l’area interessata dal tumore è quella interscapolare si esegue l’escissione anche del processo spinoso dorsale, mentre l’amputazione dell’arto o l’emipelviectomia quando il tumore è localizzato al livello di estremità. La resezione marginale o la biopsia escissionale sono sconsigliate in quanto riducono di molto l’intervallo libero da malattia ed il tempo medio di sopravvivenza. Si è visto infatti che il tempo medio dalla prima recidiva, se eseguita la resezione marginale è di 79 giorni rispetto ai 325-429 giorni se viene eseguita una resezione profonda o una chirurgia radicale. Infine, il tempo medio dalla rimozione alla prima recidiva è di solo 66 giorni se la chirurgia è stata eseguita da chirurghi non esperti, rispetto ai 274 giorni se invece è stata eseguita da chirurghi esperti.
Quando l’approccio chirurgico non permette una rimozione completa, è raccomandato impostare una terapia multimodale da eseguire nei periodi preoperatorio o postoperatorio portando così ad un miglior controllo della recidiva locale rispetto alla sola chirurgia conservativa. Grazie alla radioterapia, infatti, possono essere raggiunti tempi medi liberi dalla malattia, che variano da 398 a 584 giorni. Le sedute di radioterapia dovrebbero iniziare 10-14 giorni post chirurgia in quanto l’intervallo libero da malattia ed il tempo di sopravvivenza diminuiscono con l’aumentare del tempo che intercorre dalla chirurgia alla radioterapia. La radioterapia, inoltre, può essere anche utilizzata come terapia neoadiuvante, per ridurre di dimensioni la neoformazione e facilitare la rimozione chirurgica. Infine, è stato evidenziato che l’utilizzo della sola radioterapia ha un ruolo puramente palliativo nel controllo di neoformazioni grandi e non operabili.
Il beneficio della chemioterapia rimane ad oggi non ben definito. Per questo tipo di tumore si hanno risposte complete o parziali alla doxorubicina, come monoterapia o associata alla somministrazione di ciclofosfamide, o alla lomustina. Sono invece ancora in corso studi sull’effetto del toracenib fosfato, del masitinib e dell’imatinib nel desensibilizzare il recettore del fattore di crescita associato alle piastrine delle cellule tumorali. Il tempo medio di sopravvivenza nei pazienti che rispondono ai farmaci chemioterapici può arrivare a 242 giorni. Inoltre, è stato evidenziato come seguendo un protocollo multimodale con chirurgia, radioterapia e chemioterapia adiuvante si può raggiungere un tempo medio di sopravvivenza di 29 mesi. Di recente sono stati studiati altri due tipi di trattamento con risultati incoraggianti: l’elettrochemioterapia e l’immunoterapia. Con l’elettrochemioterapia è stato ottenuto un tempo medio di comparsa di recidiva pari a 12 mesi se eseguita in modalità intraoperatoria, di 19 mesi se eseguita in modalità postoperatoria, paragonata ai 4 mesi della sola chirurgia.
Considerando la natura maligna del tumore e l’alta percentuale di recidiva locale, nel complesso la prognosi è da considerarsi favorevole. I fattori prognostici negativi sono la presenza di anemia, la taglia del tumore (< 2 cm, 2-5 cm e > 5 cm), il tipo di trattamento, il sottotipo istologico, il tasso mitotitco, la recidiva locale e le metastasi. Grazie alla letteratura scientifica, si parla di tempi medi di sopravvivenza che vanno da 804 a 901 giorni se viene eseguita una chirurgia ad ampi margini, da 325 a 608 se viene eseguita una chirurgia meno aggressiva. I gatti che presentano tumori più piccoli di 2 cm mostrano tempi medi di sopravvivenza di 643 giorni, quelli con tumori che vanno dai 2 ai 5 cm di 548 giorni, fino ad arrivare ai 394 giorni nei gatti che presentano tumori più grandi di 5 cm. Gatti con recidive locali hanno un tempo medio di sopravvivenza di 327 giorni, rispetto a quelli che non presentano recidive locali il cui tempo medio di sopravvivenza varia dai 1098 ai 1461 giorni. Infine, il tempo medio di sopravvivenza per i gatti che non presentano metastasi distanti varia da 928 a 1528 giorni rispetto ai 165-388 giorni dei gatti che invece sviluppano metastasi distanti.
Withrow and MacEwen’s small animal clinical oncology, 6th edition, chapter 22, 418-431
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